Ieri alla Social Media Week di Roma ho moderato un panel sui Social e User Experience. Tra le varie idee brillanti che sono uscite (più grazie ai relatori che alla mia capacità di moderare, ça va sans dire), Raffaele ha postulato la definizione definitiva di user experience:
L’esperienza è sempre e solo personale. Chi fa user experience non progetta esperienze, bensì progetta i touch point in cui le persone vivranno le loro esperienze.
In effetti, vale sempre l’analogia con l’architettura: un architetto progetta la casa, ma sei tu che ci vivi dentro le tue esperienze, fai tua la casa, ci cresci i tuoi figli, ecc.
Da questo punto di vista non è possibile progettare l’esperienza: al limite possiamo progettare i luoghi dove avviene questa esperienza, definendone i confini, le regole, le logiche, gli ambienti, ecc.
È un po’ come cercare di programmare un panel nei dettagli, ma poi ti accorgi che gli speaker non hanno bisogno di essere guidati più di tanto e ti trovi a essere uno spettatore privilegiato e divertito. Che bellezza.
Grazie agli amici che ieri hanno condiviso questa esperienza con me (e voi seguiteli che ne vale la pena):
– Marco “Siamo tutti del secolo scorso” Stancati
– Raffaele “Vi racconto una storia” Boiano
– Stefano “Social by design” Stravato
Raramente ho assistito ad un panel così coinvolgente e pieno di spunti di riflessione.
La definizione di UX data da Raffaele è eccezionale anche perché include quello che quasi sempre ci troviamo ad osservare e cioè che “in questi touchpoint tra bisogni e strumenti, l’esperienza dell’utente avviene in maniera intima, contestuale e attraverso comportamenti spesso inattesi”.
Secondo me, è da citare anche Marco Stancati quando afferma che “i dipendenti di un’azienda sono i più importanti touchpoint per il marketing e i portavoce di fatto del brand”.
Alla prossima!
Marco e Stefano sono stati davvero bravi!
Peccato per quel moderatore friulano che si è presentato con troppo vino in corpo.
me lo sono perso e non sembra che ci sia più molto movimento o sbaglio?